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Deadly Premonition

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CrazyRipper
view post Posted on 18/12/2010, 15:20







Bambini terrificanti vestiti da angioletti, alberi che grondano sangue, omicidi efferati in una tranquilla cittadina nordamericana e un umorismo tanto surreale e delirante da poter tranquillamente competere con l’American Psycho di Bret Easton Ellis: Deadly Premonitions, un tempo noto come Rainy Woods, è approdato in USA e Giappone dopo uno sviluppo travagliatissimo durato ben quattro anni.

Ricordo ancora con un sorriso uno dei primi trailer rilasciati nel 2007, con i due nani che facevano il verso alle puntate più smaccatamente oniriche di Twin Peaks. La storica serie firmata da David Lynch è senza alcun dubbio l’elemento ispiratore dell’intero gioco, e le similitudini sono talmente numerose da rendere superflua la loro elencazione.

Si dice che l’imitazione sia la più alta forma di adulazione e, in questo senso, Deadly Premonitions può a buon diritto essere considerato il più sincero omaggio videoludico mai tributato al noto regista. Non parliamo solo di dialoghi criptici e di situazioni a metà tra il macabro e il grottesco, ma proprio di quell’atmosfera totalmente votata all’irreale che aveva contraddistinto la famosa serie TV.

Il corpo di Anna Graham è stato ritrovato nei boschi di Greenvale, pacifico (e isolato) sobborgo, dove la vita scorre da sempre monotona e uguale a se stessa. La tranquillità del luogo viene infranta dal famigerato “Killer con l’impermeabile”, omicida seriale con l’insana abitudine di compiere strani rituali, sacrificando le proprie vittime nelle silenziose foreste che circondano la cittadina.


A livello di gameplay, il gioco propone le dinamiche tipiche di tanti survival horror in circolazione. La visuale in terza persona è posta alle spalle del protagonista, e proprio come in Resident Evil 4 bisognerà fermarsi per prendere la mira negli scontri a fuoco. L’esplorazione di Greenvale e dintorni avviene a piedi, in cerca delle tracce più improbabili, o a bordo di svariate vetture, tra le quali rientrano chiaramente anche le auto di pattuglia locali.

Ciascuna vettura avrà bisogno di benzina e manutenzione, ma non potrete farne a meno. Spesso dovrete spostarvi da un capo all’altro del mondo di gioco, e contando una superficie di ben 8 Km2, l’area richiede anche diversi minuti per essere percorsa.

Esplorare la città, parlare con la gente e analizzare i più disparati indizi vi servirà per ricostruire quell’intricato puzzle dietro agli omicidi. Notevole la caratterizzazione psicologica degli abitanti di Greenvale: a poco a poco verrete infatti a scoprire numerosi dettagli sui trascorsi di questa piccola cittadina, e potrete constatare con mano gli effetti che i delitti avranno sul comportamento abituale delle persone. Non mancano le missioni secondarie, affidate a voi proprio dalla gente del luogo, la quale saprà poi ricompensarvi con discreta moneta sonante.

Ovvio che storie del genere non possono essere affrontate dalla placida polizia locale, questa è roba per agenti federali. Eccoci quindi in veste di protagonisti nei panni di Francis York Morgan, stralunato agente inviato sul luogo per procedere alle indagini.

Diciamo subito che York, come ama essere chiamato il nostro alter ego, è uno dei personaggi più disturbanti e disturbati dell’intero “circo” di Greenvale. Che si tratti dei suoi evidenti problemi psicologici, del continuo bisogno di fumare (necessario tra l’altro per salvare la partita) o dell’irresistibile istinto nel dire le cose sbagliate al momento sbagliato, il nostro eroe saprà comunque lasciare la sua personale impronta.

Nel corso delle indagini York passerà buona parte del tempo a dialogare con tale Zach, personaggio che nessuno ha mai visto, che nessuno nomina a parte lui, e che potrebbe benissimo essere frutto della sua follia… O forse no? Resta il fatto che proprio come il Dale Cooper di Twin Peaks, anche York sarà la figura principale di siparietti demenziali e strazianti al tempo stesso.

Generalmente, sarete liberi di recarvi dove volete e di interrogare più o meno chiunque. Il lavoro d’indagine avviene pertanto tramite l’archiviazione di indizi e dati, che verranno poi catalogati nei vostri appunti personali. La presenza di altri comprimari quali lo sceriffo George Woodman e la bella agente Emily Wyatt, vi porterà poi lungo i binari prestabiliti della trama, conducendovi sempre più a fondo nella vicenda.

L’alternanza di giorno e notte e il meteo variabile influenzerà le vostre opzioni, ma potrete sempre far trascorrere velocemente il tempo fumando o dormendo. Curiosa la necessità di dovervi prendere letteralmente cura di York, anche nelle questioni ludicamente più futili. Il nostro eroe sarà perciò costretto a mangiare, cambiarsi d’abito e dormire regolarmente, pena la diminuzione della barra di energia.

Come detto in precedenza, York si troverà a dover utilizzare svariate armi e a combattere per la pura sopravvivenza. Gli scontri avvengono in ambienti specifici, e i vostri nemici sono costituiti da pseudozombi, lenti ma maledettamente determinati a strapparvi le budella. Quando diciamo strapparvi le budella, intendiamo dire proprio dire che cercheranno di ficcarvi una mano in gola per estirpare i vostri intestini come fossero delle erbacce… Disgustoso, esilarante e macabro al punto giusto.

Rispetto alle sessioni prettamente dedicate alle indagini e all’esplorazione, le parti action del gioco risultano purtroppo fiacche e deludenti. I movimenti del protagonista sono legnosi e non reagiscono in maniera puntuale agli input via joypad, la gestione del mirino è quanto mai imprecisa e, in linea generale, gli scontri perderanno sempre più mordente man mano che procedete nell’avventura. Presto imparerete a prevedere l’eventualità di imbracciare il fucile, venendo così a mancare persino l’effetto sorpresa delle prime ore di gioco.

Passando infine al versante tecnico, crediamo sia impossibile non evidenziare la scarsa qualità dell’impianto grafico. Intendiamoci, su una PS2 avrebbe anche fatto una figura decente, ma le pupille dei giocatori, abituati ormai agli standard di Xbox 360 e PS3, faranno fatica a digerire la pessima definizione delle texture, l’esiguo numero di poligoni e ambienti tanto scarni da rendere inspiegabile i continui ritardi nello sviluppo.

Siamo perciò dinnanzi a un gioco che presenta meccaniche abusate ma tutto sommato discretamente implementate (eccezion fatta per i pessimi combattimenti) e il comparto tecnico è ben al di sotto degli standard odierni. La sensazione finale è dunque quella di una grande occasione sprecata. Nonostante i continui rimandi all’opera di Lynch, Deadly Premonitions ha dalla sua una grande personalità, e siamo certi che con qualche limatura e un po’ più di perizia nello sviluppo avrebbe potuto ambire a ben altri traguardi.
 
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