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I 10 migliori/peggiori giochi sulle mascotte

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CrazyRipper
view post Posted on 8/4/2011, 18:55




Iniziamo con lo sgomberare il campo da possibili equivoci: i titoli di cui ci andiamo ad occupare oggi non sono i soliti giochi su licenza, i cruenti sparatutto con i deathmatch delle Barbie o i picchiaduro all'ultimo sangue con i Playmobil, ma i giochi incentrati sulle mascotte di grandi aziende e linee di prodotti. Prodotti pensati con l'unico scopo di spingere il rispettivo marchio e trasformare dei semplici ragazzini smanettoni in futuri clienti fidelizzatissimi. Tratti comuni: per lo più il fenomeno si è manifestato a cavallo tra la fine degli anni 80 e la prima metà dei 90, e la qualità media di questi titoli promozionali non aveva niente a che fare né con l'aggettivo "media", né con il sostantivo "qualità". Ma con alcune notevoli, fulgide eccezioni.

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DECIMA POSIZIONE

Tre regali boiate.

King Games (Blitz Games, 2006)

Dei King Games, come qualcuno ricorderà, TopGame ha già avuto modo di occuparsi quasi un anno orsono, nella Top 20 dei giochi più trash. Di questo trittico di titoli per Xbox 360, acquistabili per un brevissimo periodo (da novembre a dicembre del 2006) nei ristoranti Burger King americani, scrivevamo allora che si chiamavano King Games "perché in tutti e tre il protagonista è la mascotte del fast food, il re con la faccia da maniaco. Nel primo, Pocketbike Racer, omini con la testa gigante corrono sulle moto dei bambini. Ma corrono è una parola grossa. In Big Bumpin’ si possono vivere tutte le emozioni dell’autoscontro, per quanto non sia consentito guidare con la gamba fuori, seduti sullo schienale o in un’altra di quelle pose tipiche con cui un po’ tutti ci si atteggiava rischiando la vita venti anni fa. Chiude la terna Sneak King, un gioco stealth che riprende in modo encomiabile tutti i tempi morti di Metal Gear Solid 2, calandoli in una struttura ludica in cui il King deve sorprendere di nascosto degli ignari consumatori potenziali, cogliendoli di sorpresa. Si chiama “stalking”, e in America c’è il carcere". Undici mesi più tardi, non ti senti di aggiungere granché, se non che l'immagine qui sotto è davvero inquietante.

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NONA POSIZIONE

Torna a casa Fido.

Fido Dido (Kaneko, 1994)


Ve lo ricordate il gioco per Mega Drive su Fido Dido, la prima mascotte della 7up? Non ve lo ricordate? È normale, visto che non è mai uscito. Quella di Fido Dido è una storia lunga e tortuosa. Creato a metà anni 80 da due cartoonist (Joanna Ferrone e Sue Rose), diventa carne da cannone per magliette e merchandising che spopolano in quel di New York. Il gigante PepsiCo ne acquisisce allora la licenza per usarlo come mascotte della 7up, visto che il ragazzino sembra veicolare proprio quel tipo d'immagine cool, hip, alla moda che l'azienda si è incollata addosso spendendo fantastilioni di dollari in testimonial e pubblicità. Ma qualcosa non va per il verso giusto e il povero Fido Dido viene rimpiazzato dal giovane e rampante Cool Spot, e il gioco su licenza già bello e pronto per MD finisce nel secchio della differenziata. Solo negli anni dell'Internetto sarebbe saltata fuori una sua ROM, permettendo a chiunque di apprezzare questo, uh, platform assolutamente mediocre e privo di un benché minimo motivo d'interesse.

OTTAVA POSIZIONE

Citofonare Soletta.

Avoid the Noid/Yo! Noid (ShareData/Capcom, 1989/1990)

Domino's Pizza è quella catena di fast food che riconosci al volo per due motivi: perché sul logo della compagnia c'è, per l'appunto, una tessera stilizzata del domino, e perché durante un'edizione qualsiasi dell'E3, tutti quei cartoni di pizza ammucchiati davanti alle stanze dei redattori di Videogame.it provengono immancabilmente da un punto di quella catena. Vedi anche alle voce: abitudini alimentari malsane di giopep, Sole e Fotone. Bene. Anzi, male. Anzi, è uguale. Negli anni 80 la mascotte della catena era the Noid, un delinquente pasticcione di plastilina, infilato in una tuta con le orecchie da coniglio. Al personaggio sono stati dedicati sul finire del decennio non uno ma ben due giochi per piattaforme a 8-bit. Sviluppato da BlueSky Software (La Sirenetta e Shadowrun per Mega Drive, tra gli altri), Avoid the Noid era un platform per Commodore 64 e MS-DOS in cui al giocatore era richiesto di consegnare le pizze in una serie di livelli strutturati su più piani, evitando i fastidiosi Noid del titolo.

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Il secondo titolo, uscito per NES l'anno dopo, era invece Yo! Noid, platform ma realizzato questa volta da Capcom. Moddando a tradimento un altro suo gioco per il mercato nipponico, Kamen no Ninja Hanamaru. Stando a quanto ne scrive Wikipedia, salvo qualche piccola modifica (un minigioco con le carte trasformato in una gara di mangiatori di pizza, per esempio), i due titoli sono praticamente identici. Ah, avete presente la grande tradizione di Capcom con i platform su licenza per NES, dalla quale sono nati piccoli capolavori come Ducktales? Beh, questo qui invece fa schifo e pena.

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SETTIMA POSIZIONE

"Noi fummo i Gattopardi, i Leoni".

Chester Cheetah: Too Cool to Fool/Wild Wild Quest (Kaneko, 1992/1993)

Altra mascotte, altra coppia di giochi di piattaforme. Il felino Chester Cheetah, all'epoca mascotte della linea di patatine e altri snack Fritolay (gruppo PepsiCo), deve attraversare in Too Cool to Fool uno zoo, recuperando i pezzi del suo scooter. Uscito nei formati Genesis/Mega Drive e SNES, Too Cool to Fool era un platform virtualmente indistinguibile dalle decine e decine di titoli simili che ai tempi intasavano gli scaffali dei negozi. A rileggerne oggi le recensioni, comunque, non sembra nemmeno malaccio. Discorso diverso per il mediocre sequel, Wild Wild Quest (sempre Genesis e SNES), accolto da una raffica di voti mediocri dalle riviste specializzate. Prima di tornare a far capolino nel mondo della pubblicità negli anni 2000, in una nuova versione in computer graphic, Chester Cheetah ha fatto anche una comparsata nel mondo di Sonic… o almeno nei fumetti del porcospino blu realizzati negli USA dalla Archie Comics.

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SESTA POSIZIONE


The birth of the Kool.

Kool-Aid Man (Mattel Electronics, 1983)

A guardarlo oggi, con la sua camicia gialla, i pinocchietti di jeans e le sneaker bianche, l'uomo-brocca Kool-Aid Man sembra assolutamente un figlio degli anni 90. E invece la mascotte della bibita Kool-Aid nasce nel lontano '75 e pochi anni dopo ha già un fumetto tutto suo (pubblicato dalla Marvel Comics) e ben due giochi, entrambi arrivati nei negozi nel 1983 ed intitolati semplicemente Kool Aid Man. Il primo è un terrificante titolo per Intellivision, mentre il secondo è un platform un attimo più presentabile per Atari 2600, graficamente preistorico - sì, perfino per gli standard dell'83 sulla console Atari - ma tutto sommato divertente. Sempre a leggerne in giro per la Rete, eh, ché chi diavolo l'ha mai visto.

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QUINTA POSIZIONE


Traincoolspotting.

Cool Spot (Virgin Interactive, 1993)

Dicevamo poco sopra di come, a un certo punto, la 7up abbia rifilato un bel calcione nei fondelli a Fido Dido per sostituirlo con un puntino rosso antropomorfo. Un puntino rosso antropomorfo con gli occhiali da sole new wave e la voglia di vivere dentro. Il primo incontro di Cool Spot con il pianeta videogioco è un notevole platform uscito tra il '93 e il '94 per tutta una serie di piattaforme (dal Mega Drive all'Amiga, dal Master System al Game Boy). Curato, bello da giocare quanto da vedere e con una colonna sonora di Tommy Tallarico di quelle che spaccano tutto senza neanche curarsi di rimettere a posto, Cool Spot era un gioco che andava dritto al punto. Ok, questa era pessima, ma ci siamo capiti. Lo stesso non può dirsi purtroppo per il suo seguito con grafica isometrica, Spot Goes to Hollywood, arrivato su Mega Drive nel '95 e a seguire su Saturn e PSone. Monotono, piatto e pure parecchio frustrante.

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QUARTA POSIZIONE

Felici come un happy meal.


M.C. Kids/Mick and Mack Global Gladiators/Donald Land (Virgin Interactive/Data East, 1988/1992)


Dunque. La tradizione vuole che i videogiochi sul mondo di Ronald McDonald (sinceramente inquietante, come tutti i mondi aventi un clown per protagonista, diremo) siano tre. Ma non è così, perché in realtà sono quattro. Il primo, M.C. Kids è questo platform Virgin per NES, uscito nel '92 e arrivato in Europa un anno dopo, con il titolo McDonald Land. Sì, senza il genitivo sassone. Convertito in seguito anche per Commore 64, Amiga, Atari ST e PC, M.C. Kids è un clone di Super Mario Bros 3, con due ragazzini/rapper/giovini/bellaraga che devono recuperare la borsa magica di Ronald McDonald. O qualcosa del genere.

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Il secondo gioco ambientato nel mondo del panino è Global Gladiators, un altro platform di David Perry, un'altra sgambata per Mick and Mack, ma questa volta in un contesto platform più convenzionale e meno mariano. Il gioco di Perry per Mega Drive viene convertito per le altre console Sega e per Amiga, ma non arriva su Super Nintendo, per ragioni ancora oggi poco chiare. E vabbè.

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E poi c'è il terzo titolo, che non è quello che pensate ma Donald Land, un'esclusiva Famicom per il mercato nipponico. Dice: Donald? Sì, Donald, ché in Giappone il clown è chiamato Donald McDonald. In questo platform di Data East, a ogni modo, Ronald/Donald deve affrontare una serie di boss rappresentati da patatine fritte, hamburger e crocchette. Uno scontro fratricida che neanche ai Cavalieri dello Zodiaco. Ah, del quarto gioco parliamo più avanti.

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TERZA POSIZIONE

Veloce come una formica appiccicosa


Zool (Gremlin Graphic, 1992)

C'era una volta Sonic the Hedgehog, il platform che piaceva ai grandi, ai piccini e soprattutto ai contabili Sega. Gremlin Graphic si mette in testa di realizzarne un clone per Amiga molto più veloce e, beh, ci riesce. Che poi oltre che veloce Zool fosse effettivamente anche un gran gioco resta oggetto di vivaci discussioni e occasionali scazzottate tra gli appassionati di videogiochi di vecchia data ancora oggi. Tecnicamente Zool non era un testimonial dei Chupa Chups, nonostante i PRIMI TRE LIVELLI DEL GIOCO FOSSERO PIENI FINO A SCOPPIARE DI QUEI LECCA-LECCA E DEL LORO MARCHIO, e quindi non dovrebbe far parte in teoria di questa top 10. In teoria. In pratica invece c'è, e le ragioni sono fondamentalmente due: a) la classifica la stai scrivendo tu, e fai come ti pare, e b) è dal 1992 che ogni volta che vedi un espositore di quei lecca-lecca alla cassa di un supermercato tendi ad associarlo a quanto fosse bastardo e frustrante il gioco di quella maledetta "formica ninja venuta dalla ennesima dimensione". Quindi vale? Sì, vale.

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SECONDA POSIZIONE


Il piccolo tesoro di Treasure.

McDonald's Treasure Land Adventure (Sega, 1993)

Ed ecco il nostro quarto gioco legato alla catena di fast food più celebre ed ubiqua del pianeta. Solo che questa volta non ci sono dietro né Virgin né Data East, ma l'incensata Treasure di Gunstar Heroes, Ikaruga e tutte quelle altre robine pregiate lì. Non stupisce dunque come anche questo platform, distribuito da Sega solo in versione Mega Drive, sia un titolo piacevole e graficamente curato. Con tanto di livello bonus in stile Columns tra uno stage e l'altro. Ah, dimenticavi: il protagonista, come nel gioco di Data East, è anche in questo caso direttamente il vecchio Ronald, che incrocia lungo il suo cammino anche tutte le altre mascotte utilizzate all'epoca dalla catena: Hamburglar, Grimace e Birdie the Early Bird. In quanto a tasso di mascottismo aziendale, insomma, McDonald's Treasure Land Adventure è semplicemente imbattibile.

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PRIMA POSIZIONE

Corri, Pepsiman, corri!
di Alessandro Apreda, pubblicato il 6/4/2011

Pepsiman (KID, 1999)

Anche Pepsiman è una nostra vecchia conoscenza. Dopo essersi portato a casa un anno fa l'ambito titolo di miglior gioco trash , il nostro super-eroe bianco e blu trionfa anche in questa top 10. Perché? Perché Pepsiman è la mascotte perfetta. Stiloso, autoironico, iconoclasta e tutta una serie di altri aggettivi che potremmo inserire qui a caso per provare a darci un tono, ma vi vogliamo bene e ve lo risparmiamo. Ma di cosa parla questo Pepsiman?, si chiederà a questo punto qualcuno. Beh, qualcuno, vogliamo bene anche a te. E al copia e incolla: "Un cicciobombo americano, di quelli con cappellino d'ordinanza, pantaloni modello flatulence e camicione a righe improbabili, prende una lattina da un distributore di Pepsi. La stappa, e una strana musica sembra provenire dal suo interno. Il cicciobombo prova allora a guardare cosa ci sia dentro la lattina, e imponente risuona il coro "PepsiMaaaaaan", seguito da un musichino anni 70 in stile Batman di Adam West. Sullo schermo compare lui, il super-eroe bianco e blu della Pepsi, che corre veloce verso l'orizzonte. Prima di spatafasciarsi contro la scritta PEPSIMAN in mezzo allo schermo. Gioco promozionale assolutamente fuori di testa, Pepsiman per PSone è la sintesi perfetta di product placement selvaggio, umorismo nippo sconclusionato, gameplay old school divertente, animo fieramente trash. Il super-eroe senza volto corre attraverso una serie di scenari urbani, raccogliendo lattine e saltando fossi, divani, secchi di immondizia, juventini, operai, staccionate. Scivolando sotto camion comparsi all'improvviso giusto in mezzo alle scatole. Scendendo in skate una strada di San Francisco. Tentando di mettersi in salvo da una gigantesca lattina rotolante staccatasi da un cartellone. Un po' Paperboy, un po' Crash Bandicoot. Ma soprattutto un gioco in grado di fare la differenza tra un wannabe collezionista e un collezionista PSone serio. Anche perché sulla baia Pepsiman (uscito ovviamente solo NTSC jap) non si trova facile, e quando si trova se ne vanno via quaranta carte come niente. Ah, la cover è la più bella in assoluto di tutta la softeca PSone. Tutta".

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BEST OF THE REST

All'ombra dei giochi infilati a forza nella Top 10 restano tutta una serie di altri advergame come Chex Quest, i titoli Doritos per Xbox 360, Taco Bell: Tasty Temple Challenge, Cap'n Crunch's Crunchling Adventure, Hooters Road Trip (se vogliamo proprio considerare come mascotte dei ristoranti Hooter, al posto della civetta, le cameriere tettone) e poi, certo, anche quegli altri sette milioni di giochini terrificanti che saltavano fuori una decina di anni fa dalle merendine e dalle scatole di cereali.



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